LisaVegCook
Il prodotto si ispira al “formaggio dell’uomo povero”, il kechek el fouquara, un cibo fermentato libanese.
Grazie a una maturazione in salamoia di tre settimane, un ingrediente semplice come il frumento si arricchisce di sapore, complessità e proprietà nutritive.
Con un attento lavoro artigianale ho creato un alimento saporito, perfetto per arricchire i vostri piatti: ottimo su bruschette, pasta, risotti, nelle insalate, nei panini e nei ripieni …O dove più vi piace!
Uhmami è nato per chi ha una alimentazione plant-based ma anche per tutti coloro che hanno una mente aperta e curiosa.
Uhmami è un prodotto innovativo e una vera delizia!
UHMAMI è un prodotto semplice, senza additivi, coadiuvanti di produzione, correttori di acidità. Viene realizzato in maniera del tutto artigianale, a mano, pallina per pallina.
Tutta la sua bontà viene da una fermentazione in salamoia che dura circa 21 giorni: un processo lento e potente, che permette lo sviluppo di batteri lattici e non solo.
La fermentazione ha avuto storicamente un ruolo chiave nella produzione alimentare, grazie a questo processo si ottengono alimenti più saporiti, più digeribili e a lunga conservazione.
Prodotti fermentati comuni sono il pane, la birra, lo yogurt, i crauti e i formaggi.
Sono una cuoca di cucina naturale, vegana da quasi 12 anni, appassionata di fermentazione da anni. Ho studiato alla Joia Academy e poi macrobiotica a La Sana Gola.
Credo fermamente nel valore che può portare al nostro benessere un cibo integro, vitale, nutriente, non processato, biologico.
So che ciò che riempie i piatti e le pance di noi uomini che viviamo nel benessere dell’Occidente contemporaneo, e’ troppo spesso un alimento vuoto, sia a livello energetico che biochimico.
Abbiamo bisogno di riappropriarci di ritmi lenti, di cibo pulito, cresciuto e lavorato con amore e di saperi antichi.
La fermentazione ha, in questo senso, un valore enorme: richiede fiducia nel processo, pazienza, riscoperta di pratiche e sapori perduti.
È un’esperienza che alla fine ci regala una profondità e una complessità di gusto che ripaga di ogni sforzo, in questo caso lo sforzo di non fare (quasi) nulla, a cui i tempi moderni ci hanno disabituato.
Uhmami per me è un piccolo grande progetto che racchiude molti significati: oltre a quelli citati prima in “Perchè è nato Uhmami”, per me resta importante la diffusione di un prodotto squisito alternativo ai formaggi vaccini: il mondo ha bisogno di molti più prodotti vegetali e gli animali hanno bisogno di vivere sereni.
Uhmami significa anche studio, sperimentazione costante ed espressione creativa, spazio di crescita e sfida personale, manualità e artigianalità.
Uhmami ha rischiato di chiamarsi “perline di coraggio” perché in questo ultimo anno le montagne da scalare, la forte pendenza del percorso e gli ostacoli sono stati molti (lo sono ancora): dopotutto costruire un’attività nel nostro Paese -si sa- è una decisione che rasenta l’atto eroico 🙂
Uhmami é anche un audace atto femminista, alla ricerca di uno spazio gentile, empatico, animalista che concilii aspirazioni, sogni, desiderio di autonomia e indipendenza, con il tempo prezioso dell’essere madre, in una società ancora dominata da energie opposte, Yang, maschili.
Il kechek el fouquara è un presidio Slow Food e fa parte del cibo di sussistenza di base delle famiglie di agricoltori e allevatori del Medioriente, ossia di quelle preparazioni affidate generalmente alle donne da secoli, le quali con mani sapienti e pochi ingredienti sapevano nutrire tutto l’anno le loro numerose famiglie.
Il kechek infatti fa parte del mouneh, che letteralmente significa provviste ed è usata per riferirsi alle conserve tradizionalmente preparate ogni anno dalle famiglie libanesi.
Il kechek che si produce oggi in Libano è senza latte, a differenza di altre ricette che prevedono l’utilizzo di yogurt di capra. L’antica ricetta di questo prodotto a base di grano fermentato in acqua e sale marino, infatti, si è modificata nel tempo, dando origine a numerose varianti. Questo formaggio è anche noto col nome di kebnet el burghol (formaggio di bulgur) ed era molto comune fino a 50 anni fa, perché i contadini più poveri spesso non possedevano neppure una capra, né potevano permettersi di acquistare il latte per la produzione di yogurt.
Al bulgur si aggiungono acqua e sale e si lascia fermentare da due a quattro settimane, a seconda delle stagioni. Poi si macina, si ripone a fermentare ancora per una settimana e infine si impasta a mano fino a ottenere una pasta omogenea ed elastica.
Al termine, l’impasto può essere profumato con diverse erbe aromatiche.
Con la pasta ancora umida, si modellano delle palline che sono poste in barattoli di vetro e coperte con olio per esaltarne il sapore e conservarlo per un anno o più.